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Stemma dei Visconti |
Oggi vi parleremo del mito del drago Tarantasio, che
avrebbe dimorato nel Medioevo nelle acque paludose del Lago Gerundo, che a quei
tempi si estendeva dalle vicinanze della città di Bergamo fino a territorio di
Cremona, ad est del fiume Adda; in seguito il lago sparì grazie a bonifiche
operate da monaci delle abbazie della zona. Tarantasio, secondo la
classificazione ideata dal naturalista del XVI secolo Ulisse Androvandi,
sarebbe stato un drago del tipo viverna: avrebbe avuto quindi l’aspetto di un
grosso serpente con due alette e due zampe. Una leggenda narra che il drago
avrebbe avuto origine dal terribile ricettacolo del male che era l’anima
dannata del sanguinario condottiero Ezzelino da Romano, scomunicato da papa
Innocenzo IV; Ezzelino era morto nel 1259 a causa delle conseguenze delle
ferite riportate in una battaglia combattuta a Cassano d’Adda (oggi in provincia
di Milano): la sua vita terminò a Soncino (nel territorio di Pavia), dove spirò
rifiutando categoricamente che gli fossero somministrati i sacramenti. Il
malefico drago, che si distingueva da altre creature simili per il suo alito
particolarmente pestilenziale che ammorbava l’aria, avrebbe cacciato con grande
ferocia gli esseri umani, e tra questi le sue prede preferite sarebbero stati i
bambini. Esistono varie leggende riguardo alla morte del malefico Tarantasio:
la più famosa ne attribuisce l’uccisione al cavaliere Umberto Visconti, che adottò
come stemma della sua nobile famiglia l’immagine di Tarantasio nell’atto di
divorare una delle sue prede predilette: un bambino. L’alito pestilenziale
attribuito al drago può essere spiegato con la presenza di gas naturali nei
sedimenti alluvionali della zona dell’antico Lago Gerundo; infatti proprio in
questo territorio fu scoperto nel 1944 il primo giacimento italiano di metano:
a Caviaga, frazione di Cavenago, in provincia di Lodi. Prove
dell’esistenza del drago Tarantasio sono state considerate dalla tradizione alcune
ossa enormi ossa rinvenute sul fondo del lago Gerundo, tuttora custodite in
alcune chiese della zona; in particolare è molto noto un osso, conosciuto come una
costola di Tarantasio, appeso al soffitto della sacrestia della chiesa di San
Bassiano a Pizzighettone. Sarebbe affascinante poter avvallare l’esistenza di
questo osso come testimonianza della veridicità della leggenda di Tarantasio,
ma con grande probabilità si tratta di parte di uno scheletro appartenuto ad
una balena preistorica.
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Residuo dell'antico Lago Gerundo |
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Esempo di drago raffigurato dal naturalista Aldrovandi |
TC