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sabato 6 maggio 2017

Creature - La leggenda di Tarantasio, drago del Lago Gerundo


Stemma dei Visconti


Oggi vi parleremo del mito del drago Tarantasio, che avrebbe dimorato nel Medioevo nelle acque paludose del Lago Gerundo, che a quei tempi si estendeva dalle vicinanze della città di Bergamo fino a territorio di Cremona, ad est del fiume Adda; in seguito il lago sparì grazie a bonifiche operate da monaci delle abbazie della zona. Tarantasio, secondo la classificazione ideata dal naturalista del XVI secolo Ulisse Androvandi, sarebbe stato un drago del tipo viverna: avrebbe avuto quindi l’aspetto di un grosso serpente con due alette e due zampe. Una leggenda narra che il drago avrebbe avuto origine dal terribile ricettacolo del male che era l’anima dannata del sanguinario condottiero Ezzelino da Romano, scomunicato da papa Innocenzo IV; Ezzelino era morto nel 1259 a causa delle conseguenze delle ferite riportate in una battaglia combattuta a Cassano d’Adda (oggi in provincia di Milano): la sua vita terminò a Soncino (nel territorio di Pavia), dove spirò rifiutando categoricamente che gli fossero somministrati i sacramenti. Il malefico drago, che si distingueva da altre creature simili per il suo alito particolarmente pestilenziale che ammorbava l’aria, avrebbe cacciato con grande ferocia gli esseri umani, e tra questi le sue prede preferite sarebbero stati i bambini. Esistono varie leggende riguardo alla morte del malefico Tarantasio: la più famosa ne attribuisce l’uccisione al cavaliere Umberto Visconti, che adottò come stemma della sua nobile famiglia l’immagine di Tarantasio nell’atto di divorare una delle sue prede predilette: un bambino. L’alito pestilenziale attribuito al drago può essere spiegato con la presenza di gas naturali nei sedimenti alluvionali della zona dell’antico Lago Gerundo; infatti proprio in questo territorio fu scoperto nel 1944 il primo giacimento italiano di metano: a Caviaga, frazione di Cavenago, in provincia di Lodi.   Prove dell’esistenza del drago Tarantasio sono state considerate dalla tradizione alcune ossa enormi ossa rinvenute sul fondo del lago Gerundo, tuttora custodite in alcune chiese della zona; in particolare è molto noto un osso, conosciuto come una costola di Tarantasio, appeso al soffitto della sacrestia della chiesa di San Bassiano a Pizzighettone. Sarebbe affascinante poter avvallare l’esistenza di questo osso come testimonianza della veridicità della leggenda di Tarantasio, ma con grande probabilità si tratta di parte di uno scheletro appartenuto ad una balena preistorica. 

Residuo dell'antico Lago Gerundo
 
Esempo di drago raffigurato dal naturalista Aldrovandi


TC